La scelta dell’impianto di protezione attiva: un approccio ingegneristico
Quali consulenti esperti in ambito prevenzione e protezione antincendio siamo chiamati, nei nostri progetti, ad effettuare la delicata scelta dei sistemi di protezione idonei e necessari per la determinata attività e/o per il determinato bene da proteggere. A ben vedere la prima domanda cui dare risposta è: in questo determinato contesto, è necessaria l’installazione di un impianto di protezione attiva antincendi o è più opportuno ed appropriato ricorrere ad altre misure di mitigazione del rischio? Nel momento stesso in cui ci si pone questa domanda ci si è già forniti una parte della risposta: il punto di partenza fondamentale è l’inquadramento dell’attività, delle specificità operative, del personale presente, dei livelli di esposizione. Occorre valutare e ponderare l’impatto di un impianto di protezione attiva rispetto ad altre misure di prevenzione (inertizzazioni ad esempio) e di protezione (passiva).
Ove si optasse per l’installazione di un sistema od impianto di protezione attiva antincendio i quesiti cui ci si trova di fronte sono numerosi. È pertanto necessario effettuare una specifica valutazione dei rischi volta a determinare, per il caso specifico:
- La tipologia di rischio da proteggere
- La tipologia di bene da proteggere
- Il rateo di crescita dell’incendio
- Se sono presenti o meno apparecchiature elettriche sotto tensione
- Il tasso di tollerabilità di danno prodotto dall’agente estinguente sul bene da proteggere
- La compatibilità rispetto alla presenza di occupanti
- Il coordinamento tra i vari sistemi ed impianti di protezione attiva, le relative problematiche di interazione
- Se sia più appropriato un impianto di controllo dell’incendio o un impianto di soppressione dell’incendio
- Ecc., ecc., ecc.
E, last but not least: la scelta sta in piedi economicamente? È accettata/accettabile dal committente?
A tutte queste domande è necessario saper dare una risposta e, va da sé, il nostro punto di vista va poi confrontato con gli altri soggetti coinvolti aventi potere decisionale: il committente innanzi tutto e poi le varie autorità coinvolte e tra queste, in primis, i Vigili del Fuoco.
La brutta notizia è che non esiste un disposto normativo che ci fornisca bella e pronta questa risposta, sta sempre e solo a noi questa valutazione. La bella notizia è che siamo ingegneri ed abbiamo tutti gli strumenti per poter effettuare con consapevolezza questa scelta: la seconda buona notizia è che se “non siamo nati imparati”, ci sono ampie possibilità di approfondire e studiare tutte queste tematiche sia in contesto locale e nazionale sia in contesto internazionale. La terza buona notizia è che, fortunatamente tranne qualche caso, non ci sono norme cogenti che ci obbligano nella scelta, tutt’al più ci sono prescrizioni normative circa la necessità di disporre di un impianto di protezione attiva qualora si superino determinati valori di carico d’incendio o altre condizioni. Ma la tipologia di impianto, la tipologia di estinguente, le modalità di attivazione, ecc., sono tutti aspetti che spetta a noi consulenti definire.
Un aspetto cui a volte si da poca importanza è la percezione del rischio da parte del committente: ovverosia quanto il committente è disposto ad investire in sistemi di protezione sul dato bene. Spesso si parte dall’assunto che il committente sia prevenuto circa la possibilità di investire in sistemi di protezione e che anzi, il nostro compito sia proprio di evitare come la peste di inserire impianti di protezione attiva. Va da sé che le pregresse esperienze vissute dal committente possono influire in tal senso: se in passato ci sono stati episodi di incendio più o meno rilevanti è probabile che il committente abbia una sensibilità maggiore per il problema. Così come se la business continuity è un aspetto fondamentale per l’azienda è probabile che un investimento in sistemi di protezione attiva sia ben accetto: a patto ovviamente che l’impianto di protezione non diventi esso stesso fonte di interruzione di attività, fermo impianto eccessivo o fonte di rischio per il bene da proteggere. E che il costo sia congruente. Altro aspetto cui prestare la dovuta attenzione è la possibilità di ricorrere, al fine di ottimizzare e/o validare le scelte effettuate, all’applicazione dell’approccio prestazionale. La determinazione dell’influenza del dato sistema di protezione implementato nel progetto, ad esempio sulla curva di rilascio termico, può condurre ad ulteriori ottimizzazioni e/o a modificare scelte già fatte.
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